Passeggiate nei piccoli cimiteri by Claudio Visentin

Passeggiate nei piccoli cimiteri by Claudio Visentin

autore:Claudio Visentin [Visentin, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ediciclo
pubblicato: 2024-04-05T22:00:00+00:00


Il cimitero abbandonato di Barostro ospita solo la tomba dell’omicida. Come racconta lo stesso giornale tre giorni dopo, il corpo della sfortunata maestra fu riportato nel suo paese d’origine, Montalto Pavese.

***

In un’altra occasione, durante una passeggiata in Val Trebbia, mi è capitato d’imbattermi in un cimitero abbandonato del quale ignoravo l’esistenza. Poco dopo Bobbio la strada si restringe e sale lungo il fianco della montagna fino al paese di San Cristoforo, un pugno di vecchie case in pietra nascoste tra i boschi. Già da lontano svetta una casa-fortezza dalle mura arrotondate, costruita in età longobarda dai monaci di San Colombano.

Il proprietario è felice di aprirmi le porte; mi aggiro tra cantine piene di oggetti polverosi, antichi depositi per le merci e una cucina d’altri tempi. Mantenere questa dimora con risorse ridotte è una quotidiana e impari lotta, ma una leggera trascuratezza aggiunge soltanto bellezza all’insieme.

La nuova chiesa di San Cristoforo invece è poco interessante; ha sulle spalle poco più di un secolo (1910), un’inezia da queste parti. M’incammino allora per un sentiero tra i campi che conduce a una cascata di acque termali, utilizzata al tempo delle epidemie di peste. Il ronzio delle api è incessante, l’odore intenso dell’origano quasi stordisce con la sua intensità. In questi prati i monaci coltivavano e raccoglievano erbe medicinali e aromatiche per l’erboristeria dell’abbazia; mille anni dopo i discendenti inselvatichiti diffondono ancora i loro profumi.

A circa un chilometro dal paese il sentiero si triforca. Si capisce che la via centrale conduce alla cascata, ma le altre due dove porteranno? Assecondo la mia curiosità e prendo a sinistra. Dopo poche decine di metri il cammino finisce in uno spiazzo circolare. Sembra di essere nell’abside di una chiesa, un tempio naturale dove i muri però sono alberi. Un momento… Tra il terreno affiorano alcune pietre antiche e da un buco sotto un cespuglio s’intravede quella che doveva essere la cripta. Dunque questa era davvero una chiesa, quella che in paese qualcuno ha chiamato “la chiesa vecchia”! Ma se queste sono le rovine della chiesa d’un tempo − penso tra me − allora l’altro ramo del cammino condurrà senza dubbio al cimitero. I morti non si allontanavano mai dall’ombra protettrice dei santi. Torno al trivio e continuo verso destra. Si sale per un prato e il sentiero presto si perde. Poi d’improvviso tra gli alberi scorgo un basso muretto di cinta e un portone in ferro socchiuso, sormontato da un arco: la forma ormai mi è familiare.

Entro nel piccolo cimitero abbandonato. È un ambiente raccolto e intimo. Ci sono ancora semplici croci di legno conficcate nel terreno e alcune lapidi, spesso inclinate. Non ci sono fiori freschi; probabilmente non c’è più nessuno in vita che abbia conosciuto chi è sepolto qui. Se il cimitero di Barostro era caotico e tormentato, qui il tempo e l’abbandono hanno disteso piuttosto un velo di malinconica grazia. Tutto è semplice e al tempo stesso elegante: niente marmi pregiati, statue o altre vanità.

Come sempre una manciata di cognomi si rincorre dall’una all’altra sepoltura.



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